La concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera ha raggiunto la soglia di 400 ppm (parti per milione), come era logico aspettarsi dai dati delle ultime settimane. Il limite è stato superato nella media giornaliera del 9 maggio, come rilevato dal NOAA ( National Oceanic and Atmosferic Administration, US) e dallo Scripps Institution of Oceanography di San Diego nell’osservatorio di Mauna Loa, Hawaii. È la concentrazione più alta mai ragistrata da quando la base ha iniziato il monitoraggio della CO2 nel 1958. Allora il livello era di 316 ppm, non molto lontano dalle 280 parti per milione che caratterizzavano il periodo preindustriale. Da allora, la quantità di anidride carbonica in atmosfera è andata aumentando sempre più velocemente, con un tasso di crescita di 0.7 ppm all’anno negli anni ’50 fino a 2.1 ppm dal Duemila in poi.
“Questo aumento non è una sorpresa per gli scienziati – ha detto Pieter Tans del NOAA – è la prova definitiva che le emissioni globali di CO2 dovute alla combustione di carbone, petrolio e gas sono in forte crescita, e che stanno accelerando”.
Il valore di 400 ppm è simbolico, ma non per questo meno preoccupante. Se si considerano le emissioni degli altri gas serra, come il metano e l’ossido di azoto, la concentrazione di CO2 equivalente era ben oltre la soglia già in aprile (478 ppm, secondo Ronald Prinn del MIT). All’interno della comunità scientifica e nei negoziati internazionali sul clima, la concentrazione di 400 ppm è convenzionalmente riconosciuta come la soglia oltre cui si va verso pericolosi e irrevesibili effetti dei cambiamenti climatici. Commentando il superamento, il segretario esecutivo dell’UNFCCC Christiana Figueres ha sottolineato la necessità di una risposta politica internazionale che sia all’altezza delle sfide.
Pochi giorni fa si è svolta la seconda sessione dei colloqui internazionali sul clima di Bonn (Ad Hoc Working Group on the Durban Platform, ADP2), che riprenderà all’inizio di giugno. I negoziati hanno l’obiettivo di delineare un accordo globale vincolante sulle misure di mitigazione ed adattamento, che dovrebbe essere approvato entro il 2015 per entrare in vigore nel 2020 (in sostituzione del Protocollo di Kyoto, che prevede obblighi solo per pochi Paesi industrializzati, e nessuna sanzione). Secondo i partecipanti, i colloqui hanno mostrato segnali incoraggianti ma finora non ci sono state proposte concrete.
Secondo Ralph Keeling, geochimico dello Scripps (e figlio dello scienziato Charles D. Keeling, che ideò la nota curva) “quello che accadrà al clima è ancora sotto il nostro controllo. Dipenderà essenzialmente da quanto continueremo a sfruttare i combustibili fossili per produrre energia”.