In una società caratterizzata da un consumismo sempre più sfrenato come quella del 21esimo secolo, uno dei maggiori effetti collaterali risiede senza dubbio nell’enorme produzione di rifiuti di ogni genere che giornalmente tutti contribuiamo ad aumentare.
I rifiuti sono classificati in varie categorie appositamente realizzate per facilitarne un corretto smaltimento o l’eventuale recupero, ma che servono anche a ricordarci che non tutti i rifiuti sono uguali e vengono pertanto classificati tramite la loro origine in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e tramite la loro pericolosità in rifiuti non pericolosi e rifiuti pericolosi.
Sono questi ultimi a destare maggiori preoccupazioni. Un rifiuto pericoloso viene infatti definito tale quando è presente in esso una concentrazione di sostanze che risultano essere nocive tanto per gli esseri umani quanto per l’ambiente. Sono riconoscibili in quanto contrassegnati da un codice CER seguito da un asterisco ed assegnati ad un numero ONU necessario a contraddistinguerli durante la loro movimentazione affinché possano essere manovrati in sicurezza. Tali rifiuti vengono poi ulteriormente suddivisi in varie classi di pericolo nelle quali rientrano esplosivi, irritanti, teratogeni, mutogeni, cancerogeni, corrosivi, infiammabili e infetti a seconda della loro composizione.
L’amianto ed i reparti aziendali maggiormente interessati
Un esempio lampante di rifiuto pericoloso è il famigerato amianto a tutti tristemente noto in quanto materiale cancerogeno per eccellenza, ancora presente nelle zone non bonificate del nostro territorio. Sebbene la maggior quantità di materiali di scarto pericolosi provenga appunto dal mondo industriale, è importante tenere a mente che una parte non indifferente di essi viene invece prodotta proprio nelle nostre case: basti pensare all’olio da frittura, alle pile usate, ai farmaci scaduti vernici di vario tipo e solventi e a una lunga serie di oggetti e sostanze del tutto comuni e di cui tutti facciamo uso, ma dei quali spesso ignoriamo la pericolosità una volta esausti, nonostante costituiscano una seria minaccia per l’ambiente e per la nostra salute.
Quando arriva il momento di smaltirli è quindi indispensabile non farlo con superficialità, bensì rivolgersi a strutture e punti di raccolta autorizzati, evitando in ogni modo di disperderli nell’ambiente, dati gli innumerevoli danni che sono in grado di causare.
Se però per i rifiuti pericolosi “casalinghi” sono da tempo a disposizione del cittadino diverse soluzioni come appositi punti di raccolta urbani, che ne promuovono un corretto smaltimento o recupero senza particolari problemi. La situazione si complica quando parliamo di rifiuti pericolosi prodotti a livello industriale, generalmente dalle dimensioni notevoli e caratterizzati da un maggiore livello di tossicità tra i quali spiccano il già citato amianto, varie classi di esplosivi, traversine ferroviarie, fanghi e polveri derivanti da processi industriali. Tali materiali contengono acidi, piombo e vari tipi metalli pesanti che risultano estremamente tossici in casa di contatto diretta, e quando si tratta di prodotti liquidi o polverosi, il rischio di esalazioni tossiche o addirittura di esplosioni è dietro l’angolo.
Il settore dei big bag in continua espansione.
Visti gli infausti incidenti che potrebbero verificarsi alla prima distrazione, trovare un metodo sicuro per la loro movimentazione verso apposite strutture di recupero o smaltimento è diventata una questione tanto urgente quanto complicata. Infatti, gran parte delle problematiche legate ai rifiuti pericolosi risiede proprio nella questione del loro trasporto, dato che deve essere effettuato in totale sicurezza per gli operatori a cui vengono affidati e altresì evitando in ogni modo la dispersione nell’ambiente della totalità o di parti di essi.
Tale operazione costituisce una questione delicata soprattutto quando si tratta di materiali granulosi, liquidi o semi liquidi, come nel caso di fanghi industriali o polveri. Il big bag per rifiuti pericolosi è stato pensato, per rispondere a tali necessità, un contenitore che risultasse adeguato per il trasporto in totale sicurezza di suddetti materiali: il big bag è un resistente sacco di polipropilene con tessuto rettilineo, tubolare o anti-spanciamento e trattato con anti uv, adatto al trasporto di solidi sfusi ma anche di fanghi, polveri e prodotti in pasta.
Una breve storia dei contenitori industriali
Contenitori in gomma che possono definirsi precursori dei moderni big bag esistevano e venivano utilizzati fin dagli anni quaranta. Con il successivo sviluppo del polipropilene e affini a partire degli anni sessanta la loro produzione è notevolmente aumentata fino a divenire un largamente utilizzato nel mondo industriale e prodotto in serie, facilmente reperibile nel nostro territorio ad esempio richiedendolo all’azienda Minini Spa.
Il contenitore può presentarsi in diverse forme o misure a seconda della necessità degli acquirenti, è privo di cuciture laterali, munito generalmente di quattro resistenti maniglie ad asola che lo rendono facilmente agganciabile e manovrabile da muletti o mezzi meccanici appositi e che può avere una chiusura a caramella, fondo piatto, o valvola di scarico che si rivela particolarmente utile in caso di materiali granulosi. Un big bag standard è in grado di contenere al suo interno un peso massimo di 1500 kg in tutta sicurezza.
Sono chiaramente necessarie alcune precauzioni al fine di garantire la corretta conservazione del prodotto, ad esempio evitare un’esposizione prolungata a fonti di calore elevate ed evitare il sovraccarico, soprattutto se si intende utilizzare il medesimo saccone per più movimentazioni nel corso del tempo. Una volta riempiti, i sacchi vengono trasportati tramite pallet o agganciati grazie alle maniglie di cui è dotato a gru o muletti. Una volta raggiunta la struttura di smaltimento o di recupero desiderata, i sacchi dotati di valvole vengono svuotati tramite esse, mentre quelli che ne sono sprovvisti, tagliati a partire dal fondo. L’utilizzo di questi contenitori si è rivelato efficace da vari punti di vista, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza nel trasporto: grazie ai big bag si é potuto constatare che i rifiuti pericolosi non corrono più il rischio di andare incontro a problematiche comuni come la dispersione ambientale, la contaminazione, e l’inquinamento urbano, e possono cosi raggiungere in sicurezza le strutture presso le quali verranno smistati, riconosciuti ed etichettati a seconda del loro grado di pericolosità e successivamente inviati al riciclaggio od allo smaltimento, terminando in questo modo il loro ciclo di vita senza danni ambientali.